Quale gioia quando mi dissero: "andremo alla casa del Signore". I Frati Minori di Puglia, Molise e del Salento in pellegrinaggio in Terra Santa.

Quale gioia quando mi dissero: "andremo alla casa del Signore". I Frati Minori di Puglia, Molise e del Salento in pellegrinaggio in Terra Santa.

02 Novembre 2018

Si è svolto dal 23 settembre al 3 ottobre 2018, il pellegrinaggio in Terra Santa organizzato dalle province dei Frati Minori di Puglia, Molise e del Salento. Al pellegrinaggio hanno preso parte Sr. Angelica e Sr. Chiara Benedetta (Clarisse del Monastero di Mola di Bari), i professi temporanei delle due Province religiose, alcuni fratelli appartenenti agli Under seven, e i rispettivi provinciali fra Alessandro Mastromatteo e fra Alfonso Polimena. Il pellegrinaggio è stato guidato da fra Amedeo Ricco e fra Pio D'Andola.

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“In futuro (il Signore) renderà gloriosa la via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti” (Is 8,23)

Un pellegrinaggio nella Terra di Gesù non può che cominciare da Nazareth, dove il nuovo corso della storia ha avuto origine in una semplice abitazione, dove la Parola del Signore ha incrociato la via di una coppia di sposi, Maria e Giuseppe, che hanno saputo aprirsi al progetto di Dio, dando vita al Vangelo. La memoria della Grotta della Natività, insieme ai resti del villaggio antico e ai reperti ritrovati dai nostri Archeologhi Francescani, sono custoditi dai Frati Minori nella Basilica dell’Annunciazione e nel Museo annesso, a ricordarci che generazioni di pellegrini, sin dal I secolo, si sono recati sulle tracce del Vangelo e hanno lasciato testimonianza della loro venerazione. Ed è proprio da quella Galilea delle genti, che si avvia il cammino di Gesù verso il mare di Tiberiade, verso Cafarnao e Tabga, che portano impressi i segni della vita di Gesù con i suoi discepoli e le memorie dei suoi miracoli (casa di Pietro, sinagoga di Cafarnao, santuario della moltiplicazione dei pani e del primato di Pietro); un cammino che vede due tappe fondamentali in Cana (inizio dei segni nel Vangelo di Giovanni) e il monte Tabor (luogo della Trasfigurazione di Gesù). Ripercorrere i luoghi del Vangelo è l’esperienza unica di ascoltare la Parola lì dove è avvenuta, dove si è concretizzata, è il Vangelo “qui”!

Ma la Terra Santa travalica gli attuali confini geografici fino ad estendersi alle città di Pella e Gerasa (Jerash), Madaba, Kerak e Petra, Aqaba, che fanno giungere fino a noi, attraverso le testimonianze ancora superstiti, il genio e l’intelligenza di regni e civiltà fiorenti e potenti che incrociarono la storia dei patriarchi e degli ebrei del tempo di Gesù e successivi. Un itinerario che ha il suo culmine nel Monte Nebo, memoriale della morte di Mosè e del senso del limite, che troppo spesso oggi ci sfugge; il grande profeta vide la Terra promessa, ma a causa della sua mancanza di fede in Dio, non riuscì ad entrarvi.

Mosè salì dalle steppe di Moab sul monte Nebo, cima del Pisga, che è di fronte a Gerico. Il Signore gli mostrò tutta la terra: Galaad fino a Dan, 2tutto Nèftali, la terra di Efraim e di Manasse, tutta la terra di Giuda fino al mare occidentale 3e il Negheb, il distretto della valle di Gerico, città delle palme, fino a Soar. 4Il Signore gli disse: «Questa è la terra per la quale io ho giurato ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe: “Io la darò alla tua discendenza”. Te l’ho fatta vedere con i tuoi occhi, ma tu non vi entrerai!» (Dt 34,1-5). Ma cosa può aver visto Mosè da quell’altura? Una distesa di deserto, una terra arsa ma fertile, dove, non appena arriva l’acqua, spuntano erba e fiori; davvero il deserto può fiorire, a patto che sia raggiunto dalle sorgenti di acqua. La spiritualità del deserto è metafora della nostra vita, che diventa un deserto quando ci allontaniamo da Dio, ma rifiorisce e germoglia di grazia nel momento in cui accogliamo in noi la presenza di Dio.

Il luogo in cui risplende e si nasconde maggiormente la nostra fede è la santa città di Gerusalemme con i suoi dintorni. Passando per Gerico, il monte delle Tentazioni, il fiume Giordano, si giunge a Betlemme, punto dove comincia quella kenosi, quell’abbassamento del Figlio di Dio che culminerà sul Calvario. Nella grotta della Mangiatoia, custodita dai Frati minori, è possibile venerare il luogo dove fu posto il Bambino avvolto in fasce, dove i Magi venerarono il Dio fattosi carne, infinitamente piccolo, per poter essere vicino a ogni uomo. Il campo dei Pastori, la grotta di S. Giuseppe (e quella di S. Girolamo), Ain Karem con il santuario della Visitazione e quello di S. Giovanni permettono di ripercorrere i primi passi faticosi e meravigliosi del Dio fatto uomo, fino a giungere alla santa città.

Sui monti santi Egli l’ha fondata;
il Signore ama le porte di Sion più di tutte le dimore di Giacobbe.
Di te si dicono cose gloriose, città di Dio! (Sal 87,1-3)
 
A Gerusalemme, città della mia gioia, è possibile peregrinare sui passi di Gesù e dei suoi discepoli a partire da Betfage, il monte degli Ulivi, il santuario del “Dominus flevit” (dove Gesù pianse sulla città perché non aveva riconosciuto il momento in cui era stata visitata dalla grazia), la Basilica dell’agonia, la grotta degli Apostoli e del tradimento di Giuda. Una sosta memorabile è quella nel S. Cenacolo, nei pressi del luogo in cui il Figlio di Dio ha celebrato l’ultima cena, dove ha lavato i piedi ai discepoli, dove si sono rifugiati i discepoli impauriti, dove il Signore risorto è apparso, dove il giorno di Pentecoste è nata la Chiesa…

Un’esperienza davvero particolare è ripercorrere la Via Crucis per le vie di Gerusalemme, passando per il mercato arabo, in mezzo a gente che, come ai tempi di Gesù, vive la sua quotidianità a prescindere da Colui che ha segnato e cambiato la storia dell’umanità. Si giunge quindi al cuore della città santa, la Basilica del S. Sepolcro, che custodisce al suo interno l’altura del Calvario, con la roccia su cui è stata posta la Croce di Gesù, e la tomba vuota, segno perenne di quella vita nuova ed eterna che il nostro Dio è venuto ad inaugurare per noi.

Il pellegrinaggio in Terra Santa, alle sorgenti della nostra fede, rimane impresso nel cuore, come memoria dell’amore infinito e inaudito di Dio per ogni uomo, un amore fedele fino alla morte, e come memoria dei luoghi che sono stati lo scenario di tutta la Bibbia e in particolare del Vangelo, che assume un sapore e un significato diverso, dopo che “i nostri piedi si sono fermati alle tue porte, Gerusalemme!”

Quale gioia, quando mi dissero: «Andremo alla casa del Signore!».
Già sono fermi i nostri piedi alle tue porte, Gerusalemme!
Chiedete pace per Gerusalemme: vivano sicuri quelli che ti amano! (Sal122,1-2.6)
 
Una pellegrina

 

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