Una "culla per la vita" al convento S. Francesco da Paola in Monopoli

Una "culla per la vita" al convento S. Francesco da Paola in Monopoli

26 Gennaio 2018

Un bottone rosso per vincere la sfida contro l’abbandono dei figli indesiderati. Monopoli è ancora scossa dalla vicenda di Chiaraluna. Partorita dopo il ballo del martedì grasso a carnevale, il 14 febbraio scorso, e lasciata morire in riva al mare. Troppo breve il passaggio dai gemiti della vita al soffio della morte. Una vicenda dai contorni foschi e oscuri e sulla quale la Polizia ha fatto chiarezza rintracciando dopo un paio di mesi la madre della neonata che venne ritrovata morta a Cala Monaci.

La città ha reagito attonita e la Chiesa non è stata indifferente. Di qui l’idea di padre Miki Mangialardi del convento di San Francesco da Paola di rispolverare la ruota che per secoli dal 1600 in poi ha sfornato anche qui una moltitudine di Esposito. Qui come a Napoli, a Firenze o a Roma dove il Papa Innocenzo III creò la prima ruota degli esposti sul modello dell’Ospedale dei Canonici di Marsiglia (1188). La ruota in città era attiva sia nel Seminario che in San Leonardo. Si trattava di una bussola girevole, di legno e di forma cilindrica, divisa in due parti chiuse per protezione da uno sportello, una verso l’interno e un’altra verso l’esterno che, combaciando con un’apertura su un muro, permetteva di collocare o di prelevare in pieno anonimato degli oggetti. Era stata concepita per tutelare l’anonimato delle monache di clausura e per questioni di sicurezza durante la notte, ma venne più volte usata per lasciarvi dentro dei neonati che così venivano cresciuti dalle suore con il cognome di Esposto, ossia «affidato alla pubblica carità». Un concetto rispolverato sul muro esterno del convento di San Francesco da Paola. Una moderna ruota degli esposti sul modello di quelle tedesche. In Germania ce ne sono 100 circa.

Il Vescovo, mons. Giuseppe Favale, ha benedettola «ruota» di San Francesco da Paola realizzata in collaborazione con il «Movimento e Centro di aiuto alla vita, Chiara Corbella» e che qui si chiama «culla per la vita» e riporta in varie lingue la scritta «non abbandonare il tuo bambino lascialo in mani sicure». Prevista la presenza di agenti del locale Commissariato in borghese invitati proprio per il lavoro svolto per assicurare alla giustizia i responsabili della morte di Chiaraluna e che di fatto ne permisero anche una degna sepoltura. Furono loro a scegliere il nome di Chiaraluna alla sfortunta neonata. La madre aveva già abbandonato, in completo anonimato come previsto per legge, un primo bambino. Non fece, purtroppo, lo stesso, con la seconda gestazione.

Quella di San Francesco da Paola è la terza «ruota» di Puglia dopo Taranto e Bari, la 58ª in Italia. E intanto l’Unità operativa di Ostetricia e ginecologia dell’Ospedale San Giacomo, diretta dal dottore Sabino Santamato, ribadisce che è sempre pronta ad accogliere e sostenere donne in difficoltà sia durante la gravidanza che dopo il parto, garantendo ad esse l’anonimato così come previsto dalle leggi attuali. «Il nostro lavoro - ha detto il dott. Santamato - si svolge in questi casi in stretta collaborazione con i servizi sociali del Comune».

(EUSTACHIO CAZORLA - La Gazzetta de Mezzogiorno)

 

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